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Acque reflue, l’Europa porta l’Italia in tribunale

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L’Italia e’ chiamata a rispondere dinanzi alla Corte di giustizia europea sulla mancata applicazione della legislazione del trattamento delle acque reflue

L’Europa richiama l’Italia sulla gestione delle acque reflue. Meglio, la Commissione europea ha deciso di ricorrere contro l’Italia dinnanzi alla Corte di giustizia, per non aver garantito che le acque reflue provenienti da agglomerati con più di 10.000 abitanti siano adeguatamente trattate prima di essere scaricate in aree sensibili. L’Europa aveva già rimproverato l’Italia precedentemente, nel 2011. E qualche progresso, il nostro Paese in materia di acque reflue lo aveva già fatto. Ma per l’Ue non era abbastanza, e la gravità delle persistenti lacune ha indotto la Commissione ad adire la Corte di giustizia dell’UE.

In materia di acque reflue, Bruxelles afferma che: ‘la mancanza di idonei sistemi di raccolta e trattamento, previsti dalla norma Ue già dal 1998, comporta rischi per la salute umana, le acque interne e l’ambiente marino. Nonostante i buoni progressi, restano almeno 50 centri non ancora in conformità’. Secondo quanto previsto dalla normativa UE in materia di trattamento delle acque reflue urbane, gli agglomerati con oltre 10.000 abitanti dovevano dotarsi di sistemi per la raccolta e il trattamento delle acque reflue entro il 1998, garantendo anche che le acque che entrano nei sistemi di raccolta subiscano un trattamento volto a rimuovere le sostanze inquinanti prima che siano scaricate in mare o in acqua dolce. 

Il binomio Italia e acque reflue non sembra però andare d’accordo. Nel maggio 2010 l’Italia era stata chiamata dinanzi alla Corte perché garantisse il giusto trattamento alle acque reflue di città con oltre 15.000 abitanti. Lo scorso anno, la Commissione ha inviato un parere motivato poiché oltre 143 città in tutto il paese non erano ancora collegate a un idoneo sistema fognario e/o non disponevano di impianti di trattamento secondario efficienti.

 

(gc) 

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