Stati Uniti, i grandi ‘malati’ di acqua

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La crisi idrica negli Stati Uniti e’ un dato reale, confermato dall’Istituto europeo per le ricerche sulle politiche dell’acqua

Acqua. Nessuno pensa agli Stati Uniti quando si elevano gli scenari della siccità e del riscaldamento globale, eppure le riserve naturali di acqua dolce oltre l’Atlantico si stanno esaurendo. Secondo Emanuel Petrella, ricercatore dell’Istituto Europeo per le ricerche sulle politiche dell’acqua e redattore del rapporto ‘I grandi malati dell’acqua: gli Stati Uniti’, la crisi idrica negli Usa è un fatto. E il problema è lontano dall’essere apprezzato nel suo giusto valore dall’opinione pubblica americana. Oggi la penuria è tanto quantitativa quanto qualitativa, la qualità dell’acqua sta diminuendo paurosamente, l’inquinamento da azoto è ormai cronico nella quasi totalità degli Stati Usa nonostante esista la “norma NOx” (approvata nel 1971, e rivista nel 1984) che fissa limiti per l’azoto.

Ad utilizzare acqua inquinata, secondo la Environment protection agency (Epa), sono oltre 30 milioni di americani. Gli Stati Uniti sono al quarto posto nel mondo per quantità di acqua rinnovabile, ma il superconsumo e il supersfruttamento hanno ridotto anche queste risorse rinnovabili ed alcune sono moribonde. I settori dove l’acqua viene più usata sono le centrali termoelettriche e l’irrigazione per l’agricoltura intensiva, che insieme rappresentano il 70% dei prelievi di acqua dolce. Mentre il consumo idrico per le famiglie è il 13% del totale e uno statunitense in media utilizza 700 litri d’acqua al giorno con punte di 1320 litri registrati a Palm Springs, nel pieno deserto della California.


(Chiara Palmieri)

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