Studiare in orbita per invecchiare meglio

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Gli esperimenti medici nello spazio potrebbero aiutare a combattere l’invecchiamento sulla Terra (e non solo)

Come è noto, i corpi degli astronauti quando sono nello spazio subiscono molti cambiamenti: quello che ha più dato da pensare alla NASA, però, è stato il fatto che sembrano invecchiare più velocemente dei corpi di chi è rimasto sulla Terra. A partire da questo, gli scienziati hanno deciso di studiare come gli astronauti si comportano nella microgravità, con il fine di trovare nuovi trattamenti che potrebbero aiutare le persone che stanno sulla Terra – come ha raccontato la rivista CNET in un articolo sull’astronauta, ingegnere e chirurgo Serena Auñón-Cancelliere.

In particolare, la NASA ha appreso che la massa ossea di un astronauta diminuisce di circa l’1% al mese nello spazio, che in qualche modo è la replica di quello che succede alla densità ossea a causa dall’osteoporosi. Un paragone simile a quello che si può fare anche con la perdita di massa muscolare, sempre tra gli astronauti e gli anziani.

Auñón-Cancelliere ha raccontato a CNET di aver trascorso sei mesi nello spazio, durante i quali ha inviato campioni biologici sulla Terra, affinché i medici potessero analizzarli, nella speranza di sviluppare un nuovo trattamento contro l’invecchiamento e la mobilità ridotta.
Questo metodo è davvero interessante, perché oltre a farsi osservare e analizzare, gli astronauti possono anche testare determinati farmaci e capire quali sono più efficaci in un tempo più veloce e con dinamiche più immediate.

Inoltre, questi non sono gli unici studi che si possono fare nello spazio. L’astronauta ha raccontato di aver lavorato su ricerche che potrebbero facilitare la riproduzione nello spazio o portare a trattamenti per il cancro o il Parkinson. Il punto è che pare davvero che il lavoro sperimentale nello spazio possa migliorare gli studi medici sulla Terra: e allora, ben vengano queste ricerche.

 

 

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