Di solito quando si parla di spreco alimentare, si parla di cibo che viene prodotto ma non consumato, buttato per qualsiasi motivo, durante il suo ciclo di vita successivo alla vendita: qualcosa, insomma, che ha fare con la ricchezza e il privilegio di chi può scegliere – l'ONU ha rilevato che, ogni anno, i paesi ricchi sprecano tanto cibo (222 milioni di tonnellate), quanto l'intera produzione netta dell'Africa sub-sahariana (230 milioni di tonnellate).
Un gruppo di ricercatori italiani, però, ha deciso di guardare lo spreco anche da una prospettiva diversa: l'esubero di consumo. Quello che gli scienziati si sono chiesti è stato qual è l'impatto del cibo sprecato a causa del mangiare troppo: esagerare nelle quantità, oltre a far male all'organismo degli uomini che lo fanno, fa male anche al pianeta? La risposta data dalla loro ricerca, pubblicata sulla rivista Frontiers in Nutrition, è sì.
Secondo lo studio, infatti, lo spreco di cibo diretto – ovvero il cibo buttato o andato perso in qualche modo prima di arrivare in tavola – non è nulla in confronto al cibo sprecato dal consumo di calorie in eccesso. Infatti, negli ultimi dieci anni, l'obesità sia nei paesi occidentali sia in quelli in via di sviluppo è più che raddoppiata, diventando un costo anche per l'ambiente.
Con questo in mente, gli scienziati hanno creato un nuovo indice, il Metabolic Food Waste, per calcolare l'impatto ecologico dell'obesità: questo indice misura la quantità di cibo che porta all'eccesso di grasso corporeo e il suo impatto sull'ambiente, espresso in carbonio, acqua e terra.
Ciò che hanno scoperto è che l'obesità corrisponde a circa 140 miliardi di tonnellate di rifiuti alimentari a livello globale, un numero incredibilmente più elevato dell'attuale spreco alimentare diretto annuale, stimato a 1,3 miliardi di tonnellate.
Qualcosa che ci dovrebbe seriamente far riflettere.