Un robot che si muove grazie ai baffi come topi e foche

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Una nuova tecnologia prende ispirazione dai baffi degli animali per creare un sistema di movimento attraverso gli ambienti bui 

Sono molti i mammiferi che hanno i baffi senza che la moda hipster c’entri niente: quei peli lunghi che spuntano dal muso, infatti, hanno degli scopi molto importanti. Gli animali usano i loro baffi per esplorare l’ambiente: le foche e i ratti, per esempio, li usano per trovare la loro strada quando non gli è consentito utilizzare la vista. 

Gli scienziati che lavorano presso la University of Illinois Urbana-Champaing e l’Illinois Advanced Digital Sciences Center di Singapore hanno deciso di mettersi a studiare il modo in cui gli animali usano le loro vibrisse per mettere a punto un sistema che potesse aiutare la guida dei robot al buio. 

È proprio il buio il punto centrale: le foche pescano al buio seguendo l’idrodinamica con i baffi, i topi si muovono sottoterra scegliendo dove andare grazie ai baffi. E quindi, i ricercatori hanno sviluppato una matrice di sensori tattili simili a queste vibrisse che fossero in grado di creare immagini basate sul flusso dell’aria o di qualsiasi altro fluido il robot si trovasse intorno. 

I baffi sono fatti di cinque fili elastici di Nitinol coperti con cannucce di plastica: ciascun baffo è di 15 cm di lunghezza e 3 mm di larghezza e ha un estensimetro fissato alla base che misura il suo movimento sulla base del fluido che gli scorre attraverso. Le misurazioni vengono poi analizzate per costruire le immagini.

Il sistema potrebbe essere utilizzato dai robot al posto dei sistemi di visione convenzionali, come i radar o i sonar: i robot da ricerca e salvataggio potrebbero usarlo per la navigazione, il monitoraggio e la rilevazione al buio e, se il sistema venisse miniaturizzato, potrebbe essere anche utilizzato nelle applicazioni biomediche come la chirurgia cardiaca.

Il passo successivo a questo sarà quello di migliorare il sistema in modo che possa acquisire informazioni anche sul contenuto degli oggetti che rileva intorno a sé: per ora, può costruire solo immagini 2D, ma si sta lavorando sulla mappatura in 3D.

Gli scienziati hanno in programma di continuare questi studi perché c’è ancora molto da scoprire per migliorare la robotica futura.

 

 

 

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