Ilva. I dati confermano i pericoli per la salute

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Secondo i dati diffusi dal Ministero della Salute, l’Ilva sarebbe la principale fonte di inquinamento per l’area di Taranto, e costituirebbe quindi un grave pericolo per salute

L’Ilva di Taranto, “in particolare gli impianti Altoforno, Cookeria e Agglomerazione, e’ il maggior emettitore di benzopirene nell’area, per oltre il 99% del totale, ed e’ quindi il potenziale responsabile degli effetti sanitari correlabili” a questa sostanza, un idrocarburo classificato come cancerogeno certo dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell’Organizzazione mondiale della sanita’. E’ quanto evidenziato in una delle schede (Il rischio sanitario relativo alla qualita’ dell’aria nel sito di Taranto) allegate al Rapporto ‘Ambiente e salute a Taranto‘, presentato oggi dal ministro della Salute Renato Balduzzi nella citta’ pugliese e pubblicato sul portale del dicastero.

Questa ipotesi – si legge – e’ “confermata dalle campagne di rilevazione dell’Arpa Puglia nel quartiere Tamburi (molto vicino all’Ilva, Ndr) che evidenziano concentrazioni significativamente piu’ elevate di benzopirene quando il vento spinge le polveri presenti nell’area dello stabilimento siderurgico verso il quartiere residenziale. Cio’ spiega come mai a Taranto si registri la concentrazione media annuale piu’ alta di benzopirene tra le aree urbane italiane (1,8 ng/m3 nel 2010), e che, ancora oggi, tale concentrazione superi largamente il valore obiettivo fissato per il primo gennaio 2013 dal Decreto legislativo 155/2010.

Altri inquinanti che caratterizzano il materiale particellare emesso dallo stabilimento siderurgico – si legge ancora – sono le diossine che, nel corso degli ultimi anni, hanno costretto le autorita’ sanitarie a interventi drastici sugli allevamenti zootecnici dell’area. A differenza del benzopirene, le principali sorgenti di emissione di diossine sono i camini dello stabilimento, motivo per cui tali contaminanti raggiungono aree piu’ lontane dalla fonte. La concentrazione di diossine nel quartiere Tamburi, infatti, non differisce da quella media urbana delle citta’ europee e la loro inalazione non costituisce, percio’, un apprezzabile rischio per la salute degli abitanti.

Maggiore attenzione va riservata, invece – sottolinea il ministero – alle diossine che si depositano nel suolo e possono entrare nella catena alimentare risultando, se ingerite, potenzialmente rischiose.

I metalli, altri contaminanti presenti nelle emissioni industriali – prosegue – non raggiungono a Taranto concentrazioni tali da determinare effetti sulla salute, anche se le polveri emesse, piu’ ricche di ferro e manganese, risultano elementi caratteristici dei processi siderurgici ma non particolarmente pericolosi per la salute.
Anche in questo caso, pero’, la persistenza ambientale di alcuni metalli sul suolo, richiede di mantenere alta l’attenzione sulla contaminazione degli alimenti prodotti localmente.

(Adnkronos)

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