Mediterraneo invaso da specie aliene, anche tropicali. La denuncia di Legambiente

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Nn paesi come Grecia, Cipro, Turchia, Libano, Israele, Egitto, dove si sono registrati diversi casi di intossicazione alimentare, alcuni dei quali letali

Il “Mare nostrum” è sempre più colonizzato da specie di pesci e alghe che non sono per nulla nostre. Si tratta di ben 830 specie invasive e di queste 600 si sono ormai stabilite in modo permanente nelle nostre acque.

Lo spiega Legambiente in una nota. Un esempio? La recente comparsa di un granchio tropicale (Percnon gibbesi, originario delle coste atlantiche americane) nelle acque di Portofino a metà luglio.

A preoccupare, nota Legambiente, “è la veloce espansione geografica del pesce scorpione (Pterois miles), originario del Mar Rosso”, di cui “un individuo è stato osservato lungo le coste siciliane” e che può pungere in modo doloroso. Altra specie “potenzialmente pericolosa è il Lagocephalus sceleratus o pesce palla maculato, di origine tropicale altamente tossico al consumo, che ha invaso buona parte del bacino levantino, creando seri problemi ecologici, economici e sanitari in paesi come Grecia, Cipro, Turchia, Libano, Israele, Egitto, dove si sono registrati diversi casi di intossicazione alimentare, alcuni dei quali letali.

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Altre specie invasive sono il pesce flauto (Fistularia commersoni) e il pesce coniglio (Siganus luridus) e le alghe Caulerpa cylindracea e Lophocladia lallemandii, che possono provocare impatti severi sugli habitat naturali o lo ctenoforo Mnemiopsis leidyi, che può avere seri impatti per la pesca”.

“Il Mar Mediterraneo è il bacino più colpito dalle invasioni biologiche nel mondo e per mitigare le conseguenze ecologiche e economiche del problema è essenziale intervenire sulle vie di arrivo di queste specie ma anche lavorare in stretto contatto con i cittadini, in particolare con le comunità che vivono nelle località di mare”. Lo spiegano Piero Genovesi (responsabile di ISPRA per la gestione e conservazione della fauna e coordinatore del progetto Asap) ed Ernesto Azzurro (coordinatore per ISPRA del progetto MPA_Adapt). i ricercatori di ISPRA stanno da tempo utilizzando strumenti di ricerca partecipativa, riconoscendo il ruolo delle comunità locali e in particolare di pescatori artigianali e sportivi per capire come gestire il cambiamento delle risorse, per monitorare l’introduzione di specie trasportate involontariamente dalle navi, e nelle aree Marine Protette, per tutelare la biodiversità marina, attraverso percorsi di gestione adattativa.

“Purtroppo – ha detto la presidente di Legambiente Rossella Muroni – nonostante la consapevolezza sempre più diffusa del problema, manca ancora nel contesto italiano una strategia complessiva ed integrata che consenta di affrontare efficacemente il problema. Per questo è fondamentale portare avanti progetti di informazione e sensibilizzazione come il Life Asap o MPA Adapt in grado di fornire indicazioni utili a limitare la diffusione del fenomeno, mitigare i rischi e supportare piani di gestione condivisa”.

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