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Microplastiche nelle cozze

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Un nuovo studio ha scoperto plastiche nel 76,6% delle cozze testate

Le cozze potrebbero servire da bioindicatore globale per l’inquinamento da microplastiche, una della ragioni è che non si muovono dal fondo del mare – proprio dove finisce la plastica.

Un nuovo studio del Norwegian Institute for Water Research (NIVA) ha scoperto la presenza di plastiche nel 76,6% delle singole cozze blu che sono state testate.

Reuters, dal canto suo, ha indicato altre ricerche che vedono gli scienziati trovare microplastiche nelle cozze vicino a Cina, Belgio, Gran Bretagna, Canada e Cile.

La nuova ricerca NIVA ha trovato in media 1,8 pezzi di microplastica nei molluschi norvegesi – tra l’altro proprio le cozze che vivono in acque ritenute incontaminate nell’Artico sono state trovate con la maggior quantità di plastica tra quelle testate vicino alla costa norvegese (i ricercatori hanno spiegato che le correnti oceaniche e i venti provenienti dall’America e dall’Europa possono trascinare la plastica verso nord, portandola poi nel Mar Glaciale Artico).

Gli scienziati non sono del tutto sicuri di come le microplastiche che si stanno instillando nelle creature marine incideranno sugli umani che le consumano, ma è bene tener presente che se mangiamo molti molluschi possiamo essere davvero a rischio. L’esperto di microplastiche e professore alla Plymouth University, Richard Thompson, ha detto a Reuters riguardo a questi dati, che «è un avvertimento che dobbiamo fare qualcosa per ridurre l’apporto di plastica all’oceano». Ci ha tenuto anche a sottolineare che: «al momento, è un motivo di preoccupazione piuttosto che un allarme per il consumo umano».

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cozze, inquinamento, microplastiche, Norwegian Institute for Water Research

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