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Luci e ombre sulla geoingegneria

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Un giorno i nostri cieli potrebbero essere pieni di scie chimiche per controllare i cambiamenti climatici. Ma quali sono i rischi?

Scienziati provenienti da paesi in via di sviluppo, come il Bangladesh, la Cina, l’India e la Tailandia, stanno studiando come le scie chimiche possano essere utilizzate per “smorzare” i raggi solari. L’obiettivo è quello di porre uno strato chimico tra loro e la terra, ossia bloccare artificialmente la luce solare naturale per affrontare un imminente disastroso aumento della temperatura globale. 

Anche se non c’è alcuna prova definitiva del “surriscaldamento” imminente, si stanno spendendo molti soldi per capire come fermarlo. Per questo, stanno facendo esplodere in cielo prodotti chimici progettati per impedire alla luce solare di raggiungere la terra. Ma si tratta di una mobilitazione reale, da parte della scienza, o dell’ingigantimento di un fenomeno per mano dei sostenitori della “teoria del complotto”?

In un’intervista Atiq Rahman, direttore del Bangladesh Centre for Advanced Studies, ha dichiarato: “La geoingegneria solare è stravagante e inquietante. Richiama tecnologie che fanno pensare alla fantascienza. Tuttavia, se tali approcci potessero essere realizzati tecnicamente e politicamente, potrebbero rallentare, fermare o persino invertire l’aumento delle temperature globali entro uno o due anni. Potrebbe essere molto utile o molto dannoso. I paesi in via di sviluppo hanno molto da guadagnare o perdere. A nostro avviso, devono mantenere la loro leadership climatica e svolgere un ruolo centrale nella ricerca.”

La Solar Radiation Management Governance Initiative si occupa di questo. Si tratta di un progetto internazionale guidato dalle NOG (organizzazioni non governative) che cerca di sviluppare un confronto globale sulla governance nel campo della geoingegneria solare. Grazie a un importante contributo del progetto Open Philanthropy (una fondazione sostenuta da Dustin Moskovitz, un co-fondatore di Facebook, e sua moglie, Cari Tuna), la SRMGI ha istituito un fondo di ricerca. Si tratta del fondo DECIMALS (Developing Impact Modeling Analysis per SRM), volto a sostenere gli scienziati del Sud del mondo che desiderano analizzare in che modo la geoingegneria SRM potrebbe influenzare le loro regioni.

Nel frattempo nessuno sta prendendo in esame le conseguenze di un intervento di questo tipo sull’uomo. La riduzione della luce solare potrebbe incidere sulla vitamina D e su moltissimi processi metabolici fondamentali per la salute dell’uomo. Ma accadrà davvero? Non rimane altro che aspettare e vedere.

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