Scopriamo la “gig economy”, i lavoetti spinti dal web che negli USA fanno guadagnare una persona su quattro

Condividi questo articolo:

C’è una nuova economia che sfrutta la diffusione dei servizi online

Secondo le statistiche, lo scorso hanno un americano su quattro ha arrotondato lo stipendio o fatto un po’ di soldi con la “gig economy”, la cosiddetta economia dei lavoretti che sfrutta la diffusione di servizi online e app come Uber, Airbnb, Etsy o Foodora, solo per citarne alcune. 

Lo spiega un rapport del Pew Research Center, secondo il quale la maggior parte di questo reddito extra, in realtà per alcune fasce della popolazione sempre più reddito fondamentale, arriva dalla vendita di prodotti online.

L’8% degli americani ha sfruttato piattaforme online per “lavoretti”, il 18% ha venduto prodotti su internet e l’1% ha affittato beni di proprietà, come la casa con Airbnb. Alcuni combinano più attività di questo tipo. Di coloro che ‘lavorano’ per servizi tipo Uber il 56% considera quella fonte di reddito come importante se non essenziale, mentre per il 42% si tratta di un extra piacevole da avere in tasca.

Il fenomeno è conosciuto anche in Italia: le piattaforme per la vendita come Ebay sono popolari dal tempo, mentre quelle per l’affitto di stanze, come Airbnb, hanno avuto un rapido incremento negli ultimi due anni. Ma non è tutto oro quello che luccica, visti i recenti casi dei fattorini di Foodora, pagati pochissimo per consegnare cibi in bicicletta.

E tramite il web si è diffusa anche la Sharing Economy, l’economia della condivisione, che porta vantaggi per tutti, anche non generando reddito. La vita in città può essere stressante, costosa e a volte alienante: è più facile sentirsi soli. Per questo condividere fa bene.

 

Questo articolo è stato letto 16 volte.

Foodora, Gig Economy, Sharing economy

Comments (5)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Ecoseven è un prodotto di Ecomedianet S.r.l. Direzione e redazione: Lungotevere dei Mellini n. 44 - 00193 Roma
Registrazione presso il Tribunale di Roma n° 482/2010 del 31/12/2010.redazione@ecoseven.net